Il mio sprezzo del pericolo mi
porta periodicamente a dare fiducia a chi viene, spesso giustamente, bastonato
dagli osservatori più ‘colti’.
L’ultima volta che ho visto un
film con Boldi e De Sica al cinema è stato all’epoca di A spasso nel tempo, e devo dire che all’uscita dalla sala mi sono
seriamente posto un dubbio sul quoziente intellettivo (non me ne vogliano gli
estimatori di quel film) di quei miei connazionali che vanno al cinema una
volta l’anno solo per vedere una cosa del genere, che percepivo come una
mancanza di rispetto per lo spettatore.
Sono passati più di dieci anni e,
aiutato nello spirito dalla presenza nel cast di Danny De Vito, dalla
presentazione del film come ‘meno farsesco’ e più ‘situazionistico’, nonché
dalla diceria che fosse condito da minor turpiloquio, questa volta ho deciso di
riprovare a vedere una pellicola di questa indistruttibile premiata ditta che
ormai si è ritagliata uno spazio come realtà duratura del costume
cinematografico nostrano.
In precedenza, fra i film del
filone che avevo visto soprattutto in televisione, confesso che qualcuno mi
aveva anche divertito (un poco Yuppies-i
giovani di successo, abbastanza Sognando
la California e Vacanze di Natale
’95), quindi non voglio propinarvi la balla di essere andato a vedere
questo prodotto per constatare fino a che punto di decadenza eravamo arrivati
(e poi chi ci crederebbe?)!
È evidente che non è un film di
regia, né di attori, ma puramente di sceneggiatura, e devo ammettere che, per
l’occasione della presenza del grande (in senso di importanza) De Vito, il team
ha giganteggiato. Queste cose vanno dette. Perché se nessuno lo fa, gli autori
di certi lungometraggi, in assenza di riscontri da parte di chi si reputa più
esigente - ma è chiaro che il compito spetta soprattutto ai critici veri e
propri - ricominceranno a sfornare mediocrità come il Vacanze di Natale ’91 in cui era stato coinvolto anche il povero
Alberto Sordi. Tanto per il grosso pubblico, a quanto pare, è esattamente la
stessa cosa.
A parte Danny De Vito l’unico
bravo del cast è, come sempre, Massimo Boldi, attore che fosse capitato negli
anni ’50 sarebbe stato valorizzato a dovere, carico com’è di quella vena
surreale, di quella voce e di quelle espressioni che in uno sketch televisivo
bastano da sole a fare scattare una sana risata, come direbbe Dario Fo, di tipo
‘ventrale’; ma che di sicuro, all’interno di un film intero, non potrebbero mai
bastare senza qualcosa di più ricercato. Per aiutare i più refrattari a
riconoscere il talento poliedrico di Boldi, ricordo volentieri l’unica prova
drammatica della sua carriera, quel Festival
di Pupi Avati che, costituendo l’unico fiasco commerciale dell’attore, spinse
quest’ultimo - più sensibile alle logiche degli incassi che a quelle artistiche
- a non dare più seguito a questa svolta.
De Sica fa come al solito la
pallida imitazione di Sordi, mettendoci ogni tanto un che di suo padre in
versione attore, con in più il suo classico sovraccarico di smorfie. Sarebbe
anche lui un discreto interprete se si lanciasse di più in ruoli drammatici
simili a quelli di una fiction Rai di poco tempo fa… ma lui si ritiene un
comico, e in questo genere, checché ne dicano lui e il suo pubblico, sarebbe
meglio lasciasse fare alla sua storica spalla più in carne.
Allora cos’è che funziona
veramente in questo film? Il soggetto, che si rivela decisamente molto al di
sopra non solo dei film della serie ma anche della produzione comica media
italiana di oggi. Non c’è solo mimica o lazzi, ma anche costruzione. Le parole
volgari sono ben più di una, ma non arrivano (quasi) mai ad essere fini a se
stesse. I tanti equivoci non sono scontati, e ci sono almeno due sorprese nella
trama. Il finale magari è un tantino
cinico, ma non arriva a togliere quel sapore di commedia brillante quasi
americana che pervade lo scoppiettante film. Contribuisce a questo clima anche
la canzone, che riprende anch’essa - e non solo per il suo suono rétro - una
tradizione dimenticata da anni in Italia: il brano fatto apposta per il film! Presente
nei titoli di testa e in quelli di coda, questo pezzo scritto da Tony Renis
racchiude come una luccicante cornice jazz o come un fiocco rosso natalizio
questa commedia fatta di bollicine e fuochi d’artificio.
Certo, fosse stato concepito
negli anni ’50 o primi ’60, questo film avrebbe dovuto rivaleggiare con ben
altri tipi di commedie made in Italy… ma nel 2004/2005 sembra quasi un miracolo
divertirsi dall’inizio alla fine di un film senza pesanti cadute di stile ed
eccessi di surrealità.
L’ambiente è la Svizzera, e la
storia è composta da tre episodi intrecciati. De Sica e la Ferilli sono due
chirurghi plastici che un tempo furono coppia e che hanno giurato odio eterno
l’uno nei confronti dell’altra, cercando di evitarsi (invano) anche nei luoghi
da scegliere per le vacanze.
Boldi è un pilota - nonostante
l’età, ma non sottilizziamo - all’apice del successo che prende una sbandata
per la bellona (Alena Seredova) che gli consegna il trofeo, ed ha una figlia
(la solita Capotondi, che dopo il film di Cappuccio è tornata al genere
popolare) che s’innamora di un disoccupato più vecchio (De Vito) e più basso di
lei di almeno 10 cm... . E Anna Maria Barbera, nell’episodio più debole del
film, che vince un viaggio con Ronn Moss di “Beautiful”, espressivo come lo
stucco.
Naturalmente le cose non
rimarranno così come le ho descritte io qui sopra: ci saranno rimescolii totali
e capovolgimenti di ruolo a non finire.
Il finale ha un effetto rewind
che richiama quello di un vecchio film con Montesano dal titolo A me mi piace e può non essere di
gradimento a tutti, ma se si entra nell’ottica dello sberleffo e si vedono i
protagonisti come fossero personaggi tratti dai fumetti di Bonvi, il
divertimento non si perde.
Tornando al cast, c’è da
sottolineare che il mitico regista di La
guerra dei Roses non si è affatto risparmiato, ed ha dato vita al suo
personaggio con lo stesso fiato ed entusiasmo che riserva a commedie ben più costose e di maggiore
visibilità, rinunciando forse anche ad un compenso più elevato pur di lavorare
nella sua patria d’origine. A tal proposito, bravo Aurelio De Laurentiis: per
il cinema è giusto approfittare di questi sentimenti! Ronn Moss, come già detto
in precedenza, dà il suo contributo con un’ideale $ scritta sulla fronte, ma
gli si deve dare l’attenuante che gli è stata affiancata la Barbera, cosa che…
‘sconsolerebbe’ chiunque!
Per il pubblico femminile, forse
Neri Parenti avrebbe dovuto chiedere di più a Moss, come, che so… un abbozzo di
strip. Ma per fortuna ci pensa Boldi a compensare questa mancanza, con uno
splendido nudo integrale (solo di spalle, purtroppo)! Se non vi basta, o donne
che leggete, tenete conto che per il pubblico maschile non mostrano le loro
grazie né la Seredova, né la Ferilli né la Capotondi. Per quanto riguarda la
Barbera, siamo contenti che non faccia eccezione.
Da notare la superba
interpretazione dello storico comprimario Enzo Salvi, decisamente la migliore
della sua carriera, dal momento che questa volta non occupa nemmeno un
fotogramma in pellicola.
La scena più divertente, da un
punto di vista soprattutto visivo, è quella mostrata nei trailer, con Boldi che
entra nudo con la Seredova in una stanza buia non sapendo che proprio lì era
atteso da moglie, amici e parenti con la torta di compleanno pronta per lui; dando
poi la colpa per il suo abbigliamento adamitico al caldo e usando come
ventaglio proprio il quadretto con la foto di lui e sua moglie!
Neri Parenti si era quasi
avvicinato a un miglioramento con l’ormai vecchiotto Infelici e contenti, ma per scontare le nefandezze della serie di
Fantozzi ci vuole ben altro, e questa potrebbe essere la strada giusta.
Coraggio!
Giovanni Modica (recensione fatta nel dicembre del 2004)
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